Mario Giordano

Mario Giordano torna ad Alassio. Sabato 27 giugno alle ore 21.15, il Direttore del TG4 e autore di numerosi best seller di denuncia contro gli sprechi e il malaffare, si troverà nella Città del Muretto, nei Giardini di Piazza del Comune, per presentare il suo ultimo successo editoriale, “Pescecani – Quelli che si riempiono le tasche alle spalle del Paese che affonda” (2015, ed. Mondadori). A intervistarlo, sarà la giornalista e scrittrice Bruna Magi.

“Quello di Mario Giordano è un gradito ritorno, e per questo ringraziamo il Direttore per il forte affetto che dimostra, anno dopo anno, nei riguardi della nostra Città. Dopo gli eventi che hanno visto come protagonisti Ivano Fossati e Alessandro D’Avenia, proseguono gli incontri con i grandi autori nazionali, che caratterizzeranno l’intera stagione estiva di Alassio, a conferma della ricca e intensa offerta culturale della nostra Città”, afferma Monica Zioni, Vice Sindaco di Alassio con delega alla Cultura.

In caso di maltempo, l’evento si svolgerà all’interno dell’Auditorium Roberto Baldassarre, nella al quarto piano della Biblioteca Civica in Piazza Airaldi e Durante n. 7.

MARIO GIORDANO
Mario Giordano ha 49 anni e da venti denuncia ladri e scandali di questo Paese. Il suo primo libro s’intitolava “Silenzio, si ruba”. Quando lo scrisse gli dicevano: hai una faccia da ragazzino. Ora invece gli dicono: hai tutti i capelli bianchi. Però gli è rimasta la stessa voglia di denunciare. Purtroppo, anche ai ladri è rimasta la stessa voglia di rubare. Anzi, forse è ancora aumentata. Nel frattempo ha diretto Tgcom24, l’all news di Mediaset, Studio Aperto, «il Giornale», Videonews. Attualmente è direttore del Tg4 e editorialista di «Libero». Fra le sue opere, “Sanguisughe”, che denunciò lo scandalo delle pensioni d’oro, e “Tutti a casa!”. Con il suo libro, “Non vale una lira”, ha messo alla berlina quelli che un giorno ci hanno ficcato in tasca l’euro, ora prova a mettere alla berlina quelli che, tutti i giorni, gli euro dalla tasca ce li tolgono. Sposato, ha una moglie con cui nuota felicemente da trent’anni nel mare della vita. E quattro figli che si augura non diventeranno mai pescecani. Anche se, intanto, mangiano come squali.

PESCECANI (2015, MONDADORI)
Il nababbo di Treviso? Possiede 163 motociclette, 155 bici da corsa, 70 fra yacht e motoscafi e 493 auto, compresa la Jaguar di Diabolik. Tutto gelosamente custodito in una decina di capannoni. Collezionismo estremo: per soddisfarlo, ha sottratto 40 milioni di euro alle banche e messo 700 dipendenti sulla strada. Il Corona di Arzignano? Guadagnava 9 milioni di euro, denunciava al fisco 177 euro. Lo 0,0001 per cento. Il suo mito? Il re dei paparazzi Fabrizio Corona. La sua vita? Una cavalcata tra eccessi, belle donne e champagne. Le tasse? «Una parola complicata.» Si sente un evasore? «Dov’è il problema? No go copà nisun.» Non ha ammazzato nessuno. Eccoli qui i pescecani, quelli che negli ultimi anni si sono arricchiti alle spalle degli italiani che tiravano la cinghia. Pare che siano sempre di più e i dati parlano chiaro: la crisi non ha aumentato solo le differenze tra ricchi e poveri, ma anche la percentuale di chi fa soldi in modo illegale. E il rischio è che, voraci come sono, i pescecani si stiano impadronendo del Paese. Che siano proprio loro a comandare, del resto, è apparso evidente quando è saltato il tappo della Cupola di Roma. E a chi chiede perché i problemi non si risolvono, ecco spiegata la ragione: perché ci sono loro, i pescecani, che nei nostri problemi ci sguazzano. E fanno soldi. Molte delle storie che leggerete in queste pagine vi faranno arrabbiare. Molte vi faranno sorridere. Molte vi sembreranno così assurde da non essere vere. Invece è tutto documentato, fino all’ultima virgola. Verrebbe da aggiungere: purtroppo. C’è il professore della Bocconi che vende hotel e palazzi che non ha; c’è il faccendiere pasticcione che si mette in posa con i vip, nascondendo 234 assegni a vuoto. C’è Er Viperetta Massimo Ferrero, di cui si racconta la vera storia. E poi ci sono i banchieri, i signori della corruzione (dall’Expo al Mose), i re degli appalti romani e il rampollo così spudorato da filmarsi mentre consegna la tangente. Questo libro è il racconto incredibile e drammatico di un pezzo di realtà italiana che sta crescendo e forse ci sfugge, ma su cui tutti dovremmo riflettere e intervenire. Non possiamo, infatti, far finta di non vedere che i furbi stanno vincendo la loro storica lotta con i fessi. Che non c’è angolo della nostra meravigliosa Italia in cui, accanto a tante persone perbene, non si rischi di trovare il pescecane di turno. Bisogna imparare a conoscerli per difendersi. A combatterli. Queste pagine sono una specie di vaccino, un antidoto. Una legittima difesa per impedire che i pescecani si mangino tutto. Perché è lecito che ognuno speri di salvarsi facendo il furbo. Ma nessun Paese in mano ai furbi può sperare di salvarsi.