“La storia è spesso fatta di miti inaffidabili. E il Casinò Municipale di Alassio ne è un esempio perfetto – spiega Paoletti – Nulla è rimasto dell’elegante struttura ritratta nelle cartoline belle époque, se non la nostalgia per un passato genericamente favoloso, popolato da giocatori, fiches, cocottes, fortune sperperate, musica, danze, noia, lusso e villeggianti internazionali dalle tasche gonfie e dal molto tempo libero. Immagini vaghe, specchio di un’età aurea perduta per sempre. Colpevolmente”.
“Qualcuno – si mormora ancora oggi in città – svendette a Sanremo la licenza del casinò. Ma davvero andò così? La disponibilità presso gli archivi di un gran numero di fonti di prima mano – progetti, atti amministrativi, notarili, finanziari, giudiziari – ci consente di rimettere ordine in una materia complessa e, per lo storico, quanto mai entusiasmante.”
Inaugurato nel 1912 e abbattuto nel 1936, il Casinò di Alassio partecipa alla trasformazione della Riviera di Ponente da territorio culturalmente depresso a meta turistica internazionale, della quale la sala da gioco diventa un emblema: luogo dedicato al loisir in ogni sua declinazione, il Casinò Municipale offre roulette, tavolo verde, pista da skating, sala da ballo, orchestra stabile e, soprattutto, attività teatrali di livello primario.
Artisti di rinomanza internazionale ne calcano il palcoscenico, dal grande attore Ermete Zacconi alle compagnie di drammatica di Sergio Tofano e Virgilio Talli, dalle grandiose troupe di opera e operetta con le scenografie dell’artista del Teatro alla Scala Antonio Rovescalli fino gli English Players di Edward Stirling, che a fine anni Venti inseriscono Alassio nella loro tournée mondiale grazie al contributo di una colonia britannica ormai non più paga del suo splendido isolamento. Il libro ripercorre le vicende di una sala entrata nel mito, inquadrando il destino del casinò nel più ampio contesto della storia dello spettacolo: i mutamenti del gusto e della società raccontano ancora oggi di un angolo di provincia che seppe diventare palcoscenico del cambiamento.
Matteo Paoletti (1984) è Ricercatore Senior in Discipline dello spettacolo presso l’Università di Bologna, dove insegna Storia del Teatro al D.A.M.S. In precedenza, è stato Addetto culturale di ruolo presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Professore a contratto presso l’Università di Genova. Per Cambridge University Press ha pubblicato la monografia «A huge revolution of theatrical commerce». Walter Mocchi and the Italian musical theatre business in South America (2020) e attualmente è sotto contratto per Routledge.
Principali campi di ricerca sono la storia dell’organizzazione e dell’economia culturale e teatrale (secoli XIX e XX), la regia lirica e le pratiche di allestimento e le relazioni teatrali tra Italia e America del Sud. È membro del comitato scientifico del gruppo “Italo-Ibero-American Relationships” della International Musicological Society e collabora con la Universidad de San Martín (Buenos Aires) nell’ambito di una ricerca sulla circolazione teatrale nelle rotte fluviali di Argentina e Uruguay.
Nel 2012 ha vinto il premio «Sipario» – Carlo Terron come miglior critico teatrale italiano under 35 e nel 2019 il Premio Galileo Galilei dei Rotary italiani (Distretto 2032) come miglior giovane ricercatore nel settore umanistico. Nel 2020 l’Associazione Vecchia Alassio lo ha premiato per l’insieme delle sue attività.