Ci sono immagini che più di altre evocano l’idea di spazi aperti, incontaminati: il mare aperto, le montagne innevate.Ma l’economia del mare e quella delle montagne rischiano di soccombere alle normative anticovid, sacrificate sull’altare di una dolorosissima ma forse necessaria prevenzione che rischia però di penalizzare i virtuosi e premiare gli audaci.Se a primavera erano le spiagge e il mare l’oggetto del contendere, ora il dibattito si è trasferito sulle piste da sci. Il governo italiano vorrebbe chiudere tutto.
La Svizzera sorride ammiccante, venite a sciare da noi, dimentica di aver messo alcune regioni italiane nella sua black list e svuotato in un attimo gli alberghi della nostra Liguria. Anche l’Austria avvia una campagna “acquisti” forte di splendide piste e della vicinanza. Ormai è pressoché ufficiale che tutti gli stati europei che si affacciano sulle Alpi potranno aprire i propri impianti, con le opportune regole, skypass on line per evitare assembramenti, distanziamenti, le solite cose… Tutti tranne forse l’Italia, che potrebbe trovarsi a dover assistere alla fuga dei propri clienti verso nazioni confinanti per le vacanze di Natale.
Personalmente penso alle località con le quali condividiamo molti turisti , quali Artesina, Limone Piemonte, Sestiere, Cervinia, Bardonecchia e Courmayeur. Sappiamo cosa significa perdere una stagione turistica: l’abbiamo fatto con il primo lockdown che in un attimo ha cancellato i flussi turistici di tutta la primavera, il periodo delle vacanze pasquali e i vari ponti di aprile e maggio. Era necessario farlo, lo abbiamo fatto tutti e non ci siamo mai del tutto ripresi. Ma questa seconda ondata che vede posizioni tanto diverse anche solo in ambito europeo rischia di azzerare l’economia turistica del nostro Paese. Molti non sono e non saranno più in grado di riaprire. Questo vale per noi, che viviamo di un turismo più legato alla bella stagione, e questo vale per chi ha solo pochi mesi per far girare la ruota dell’economia.
Chi ha investito (immobiliaristi, albergatori, ristoratori, dipendenti di strutture alberghiere, maestri di sci…) in previsione della stagione invernale 20-21 rischia il default.
Come Vicesindaco e Assessore al Turismo del Comune di Alassio, ma anche come albergatore vorrei che giungesse a tutti gli operatori turistici di mare e di montagna, a coloro che su mare e montagna hanno costruito la propria vita professionale tutto il mio sostegno, ma vorrei che al nostro governo giungesse altrettanto forte l’invito a una riflessione: comprendiamo tutti molto bene che si sia chiamati a scelte difficili, spesso impopolari, per il bene dell’intera popolazione, ma se l’Italia non sarà allineata agli Stati confinanti con la chiusura dei nostri impianti sortiremo l’unico effetto di far morire l’economia della montagna, senza aver difeso la salute pubblica.
Credo che i protocolli sanitari imposti a ristoranti, alberghi, agli stessi impianti di risalita possano essere il giusto compromesso verso una gestione dell’emergenza sanitaria condivisa e consapevole. L’auspicio è proprio questo, che il nostro Governo vigili sulla gestione degli impianti ma ne consenta l’apertura.
Angelo Galtieri
Vicesindaco e Assessore al TurismoComune di Alassio