Ad Alassio la mimosa fiorisce a luglio.
Normalmente questa pianta ci regala le sue esplosioni di colore tra gennaio e marzo inoltrato. Bellissima ed effimera come la descriveva Cardarelli, ha visto il suo breve trionfo di colore e di vita cristallizzato e fermato nel tempo ad opera della pittrice Binny Dobelli.
Quest’opera alchemica che mescola talento, fuoco, amore e duro lavoro ha visto la luce ad Alassio il 6 luglio 2013, alle ore 18,00 in Piazzetta Emanuele Damonte, alla Coscia.
Partiamo dall’inizio: Il Borgo Coscia è la zona di Alassio più a Levante. È la parte più tranquilla della cittadina ligure, quella che, in gran parte, ha conservato le caratteristiche originarie del vecchio borgo ligure. Il suo essere al di fuori dei luoghi di passeggio canonici è arrivato quasi a penalizzare il modo di vivere dei suoi abitanti. Con lo scopo di animare e rivitalizzarne i luoghi, sia ad uso dei turisti sia dei residenti, esiste ormai da anni un’Associazione che si è dimostrata molto attiva con iniziative di vario genere.
L’idea di dedicare la Piazzetta Emanuele Damonte alla cultura è nata alcuni anni or sono grazie a Mario Berrino e Nello Aicardi che intendevano, a similitudine del Muretto di Alassio, ricordare i personaggi legati al mondo della cultura con una piastrella da apporre sul muro del caruggio. Nel settembre del 2012 il Presidente degli “ Amici del Borgo Coscia e Borgo Passo”, complice un colloquio con la Binny, si trova quasi casualmente a rivolgerle un invito: “Sarebbe bello vedere una sua opera sistemata nel borgo”…. Binny non lascia cadere la proposta. E’ troppo innamorata di Alassio per farsi pregare. Lei, nata sulle acque ferme del lago di Como, queste acque in perenne movimento, la luce, le immagini di questa Liguria le ha scelte come casa e con loro sente di essere un po’ in debito, sente di dover restituire un poco di quella bellezza cui ha attinto a piene mani per tanti anni. Ecco l’occasione. Proposta accettata e appuntamento fissato in autunno per decidere cosa fare.
Il tempo scorre in maniera operosa. Tante idee vengono vagliate e scartate, fino ad arrivare al gennaio di quest’anno, quando si decide l’installazione di un’opera nella piazzetta Damonte.
Tra il dire e il fare c’è però di mezzo …. Il mare di Alassio ! Un affresco con l’aria salmastra presenterebbe seri problemi di conservazione. Un pannello dipinto di quasi quattro metri per due, altri inconvenienti tecnici di difficile soluzione. Si opta quindi per un’opera composta da quaranta grandi piastrelle realizzate con l’unione di argille selezionate e lapillo lavico del Vesuvio. Esse verranno dipinte con colori apiombici e poi cotte nel forno per ceramica col procedimento detto “del terzo fuoco”.Questa tecnica, estremamente rischiosa vista la possibilità di bruciare letteralmente il manufatto, prevede che i colori vengano amalgamati con l’aggiunta di un fissatore liquido e siano stesi a pennello sull’oggetto che subisce subito due fasi di cottura, (prima cottura del supporto o biscottatura; seconda cottura dello smalto o smaltatura), si passa quindi alla terza cottura appositamente predisposta a 800° – 830° centigradi. Nel corso di questa i minerali contenuti nei pigmenti si fondono con il rivestimento della ceramica diventando tutt’uno con essa. Il decoro ottenuto può essere reso estremamente brillante, è indelebile, inalterabile nel tempo, presenta una grande resistenza all’usura ed anche alla maggior parte degli agenti chimici ormai presenti anche in atmosfera. Un’ulteriore particolarità dell’operazione è che tale procedimento è stato realizzato interamente ad Alassio, utilizzando il forno presente presso il laboratorio ceramico la “Grotta” dell’Istituto Salesiano Madonna degli Angeli con la collaborazione di Caterina Maggi Rabolli.
La creazione dell’opera ha visto superare difficoltà tecniche non indifferenti. Non potendo realizzare in un’unica soluzione la superficie totale del dipinto, esso è stato abbozzato in varie dimensioni, suddiviso poi in un reticolo di quaranta riquadri e quindi lavorato a quattro piastrelle per volta per poter fornire all’autrice, se non la visione d’insieme totale, almeno il senso del particolare inserito nell’ottica generale dell’opera.
Per questioni tecniche di tempi e di disponibilità delle attrezzature spesso l’artista si è trovata a lavorare piastrelle appena sfornate accanto ad altre intonse, dando un nuovo stimolo alla creazione, generando una sorta di grande puzzle in continuo divenire, un incessante invito a ricreare e perfezionare. Come accade ormai da anni, per gli aspetti tecnico – logistici, la nostra pittrice è stata coadiuvata (o sarebbe meglio dire diretta) dal compagno Carlo; l’uomo nell’ombra, silenzioso ed efficacissimo alter ego di Binny per tutte le incombenze pratiche che concernono il lavoro dell’artista.
Eccoci a oggi. Le piastrelle ormai ultimate hanno invaso casa Dobelli. Dai posti più strani occhieggiano rami fioriti e pettirossi. Scorci di mare e di cielo sbocciano negli angoli più riparati del laboratorio di Binny, già ricolmo di bellezze in lavorazione, di sogni e visioni. Grazia e delicatezza generosamente profuse.
E’ toccato agli artigiani completare il lavoro dell’artista. Come nei secoli passati i maestri muratori davano forma ai progetti dei grandi architetti, anche oggi l’idea creativa deve essere tradotta in pratica e chissà quanta emozione avranno provato coloro che hanno steso la colla sul muro, accostato le piastrelle una all’altra con estrema attenzione, ben consci della responsabilità in quel momento rivestita.
Anche loro devono essere accomunati in un grande ringraziamento collettivo insieme a Binny che ha donato ad Alassio un pezzo di cielo in più.
Grazie quindi anche a Carlo, a Rocco, Caterina, Davide, Emilio, Gianni, Marco, Maurizio, Renato, Roberto e a tutti coloro che a vario titolo e in maniera diversa hanno voluto compiere un atto d’amore verso la propria città, la propria casa.
Un tributo è stato versato. A quei luoghi, quelle strade strette e silenziose che sembrano volerci difendere dallo splendore accecante di un mare, di un cielo, di una natura così grandi e potenti da atterrire quasi l’animo del comune mortale che con loro ardisce confrontarsi direttamente.
Questo forse è il compito dell’artista: Mediare la bellezza irripetibile del Creato, tradurre le parole degli Dei in un modo più comprensibile a noi umani, utilizzando il linguaggio universale delle immagini.