Approda a Genova e, dall’1 giugno, ad Alassio “La Metafora Del Viaggio”, l’esposizione personale di Bruno Catalano, tra i maggiori esponenti del panorama artistico contemporaneo. Organizzata con la collaborazione di Comune di Genova, Comune di Alassio e Regione Liguria, l’esposizione è composta da sette sculture monumentali della straordinaria serie “I Viaggiatori”.
Caratterizzate dalla totale mancanza della parte centrale del corpo e da personaggi eterei, privi di materia, in un gioco di “non finito”, quasi michelangiolesco, le opere di Catalano portano lo spettatore a perdersi negli sfondi scelti per le installazioni e a chiedersi perfino come queste figure possano reggersi in piedi.
Tutte le opere di Bruno Catalano rappresentano un “uomo che cammina”, una figura caratterizzata sempre da un bagaglio, una valigia, una borsa o uno zaino, che regge con una mano e che lo configura come un viaggiatore che non si sa però da dove viene né dove vada, lasciando inevitabilmente frammenti di sé lungo il cammino.
«Le opere di Bruno Catalano ci trasportano in un viaggio emozionante attraverso i confini dell’identità e dell’appartenenza- dichiara il sindaco di Genova- Le sue sculture evocative, con le loro figure parziali, ci invitano a riflettere sul tema universale della ricerca di un senso di completezza in un mondo in costante movimento. Questa mostra non solo arricchisce il panorama culturale della nostra città, ma incarna anche lo spirito di apertura di Genova verso l’arte. Invito tutti i cittadini a immergersi in questa esperienza straordinaria e a lasciarsi trasportare dalle emozioni e dalle riflessioni suscitate dalle opere di Bruno Catalano».
«L’arte visionaria di Bruno Catalano traccia i confini tra due dimensioni quali l’arte e il viaggio, temi assai cari alla storia della Città di Alassio- commenta il sindaco di Alassio Marco Melgrati – Siamo orgogliosi di ospitare nell’ambito della sesta edizione di Ligyes_Alassio_Genova Cultura Fest due delle sue installazioni sul Molo Bestoso che saranno visibili dal 1 giugno al 31 ottobre 2024. Questa preview delle sue opere a Genova rafforza i legami tra le nostre città e crea un ponte di intenti comuni che si sostiene su valori quali la cultura e la libertà».
Dal 9 maggio al 31 ottobre, Genova ospiterà le opere “Benoît”, “Hubert”, “Khadine”, “Pierre David Triptyque” e “Simone”, che si potranno ammirare in piazza De Ferrari, corso Italia, nella stazione Brignole e al Porto Antico, anticipando l’installazione ad Alassio di altre due sculture, “Blue de Chine e Non Finito, che saranno esposte all’ingresso del Molo Bestoso dal 1° giugno al 31 ottobre. Bruno Catalano, artista italo-francese ha già esposto le sue opere in importanti città italiane come Venezia, Viareggio, Lucca, Amalfi, e in metropoli internazionali come Parigi e Sydney.
E dal 18 maggio al 18 giugno, nove opere monumentali dell’artista saranno esposte in contemporanea a New York, nel cuore di Park Avenue.
«Abbiamo presentato alla Regione Liguria il progetto di mostra di Bruno Catalano denominato “La Metafora del Viaggio”, in riferimento al titolo del testo critico di Enzo Di Martino scritto in occasione della prima mostra in Italia presso la Galleria Ravagnan di Venezia – spiega Chiara Ravagnan della Galleria Ravagnan con cui Catalano collabora dal 2014- Durante l’estate 2024, l’arte monumentale di Bruno Catalano sarà protagonista di una mostra en plein air diffusa nel tessuto urbano di Genova, con un percorso espositivo che attraverserà il centro storico e si snoderà fino al porto. Una mostra straordinaria che avrà anche un’appendice preziosa ad Alassio, in occasione del Festival della Cultura Ligyes. “I Viaggiatori”, tra le opere più rappresentative del maestro Catalano, incarnano un senso profondo di bellezza e di cultura condivisa che trascende i confini geografici e linguistici. Queste straordinarie sculture in bronzo accompagneranno i cittadini e i visitatori in un’esperienza artistica unica, che celebra il senso di meraviglia e di scoperta che il viaggio porta con sé. La bellezza di queste opere risiede non solo nella loro ineguagliabile maestria tecnica, ma anche nel loro potere di connettere le persone e di stimolare la riflessione su temi universali come l’identità, il cambiamento e la ricerca di significato. Attraverso le sue opere, Catalano ci invita a esplorare le nostre storie personali e collettive, a confrontarci con l’esperienza di viaggio e a riconoscere la bellezza e la complessità del mondo che ci circonda».
Bruno Catalano è nato in Marocco nel 1960 e lavora tra l’Italia e la Francia. Nel 1975 è costretto all’esilio con la sua famiglia. Sbarcato a Marsiglia con la speranza di ricominciare una nuova vita, conserva nella memoria il dolore del proprio sradicamento. A 18 anni diventa marinaio, poi elettricista, a 30 incontra l’arte e la scultura in argilla attraverso artisti come Rodin, Giacometti, César. Da quel momento decide di consacrarvi la propria esistenza. Notato per la prima volta nel 2005 da un gallerista parigino a una mostra d’arte contemporanea, evolve dall’argilla al bronzo e scolpisce personaggi sempre più grandi, realizzando così notevoli prodezze tecniche. Oggi “I Viaggiatori” arricchiscono le più prestigiose collezioni pubbliche e private. Grazie alla collaborazione con la Galleria Ravagnan Bruno Catalano ha portato le sue sculture monumentali in esposizione in iconiche città italiane, tra cui Venezia, Viareggio, Lucca e Amalfi.
I Viaggiatori di Bruno Catalano
“I Viaggiatori” di Bruno Catalano sono personaggi che la scultura immortala nel mezzo di un lungo viaggio, la cui durata, origine e destinazione rimangono a noi ignote. Nella sua opera, questi uomini e queste donne tratti dal mondo del quotidiano assumono una dimensione eroica e diventano simboli di continuità e trasformazione. Con la loro statura monumentale esplorano e raccontano i temi universali dell’esistenza umana: l’identità, la migrazione, il viaggio stesso. Questi individui trasportano all’interno dei loro bagagli dei frammenti di vita e di storia. Il loro destino si lega inevitabilmente alle loro radici, e li mantiene in un equilibrio precario tra il passato e il futuro. Bruno Catalano rappresenta esseri umani, figure sospese che viaggiano, attraversate dalla luce, dal vento e dallo sguardo. Corpi incompiuti dove le parti mancanti diventano finestre nelle quali riconoscersi, metafore di movimento e connessione con il viaggio della vita.
Simone – Con “Simone”, Bruno Catalano ha realizzato il ritratto a figura intera di un giovane veneziano il cui aspetto, al di là della lacerazione caratteristica dell’intera serie dei “Viaggiatori”, evoca il gusto dell’eleganza italiana. Indossa un abito con cravatta e la sua silhouette trasmette l’immagine di una sobrietà elaborata. Da queste vesti nei toni del grigio emergono due tocchi di bronzo brillante: uno è la mano del personaggio che porta la sua grande borsa di cuoio e l’altro è il suo volto. Con espressione serena, il suo sguardo va lontano come per proiettarsi nel futuro, con fiducia e determinazione.
Khadine – L’uomo qui rappresentato è un personaggio ricorrente nella serie dei “Viaggiatori”, amico e modello di Bruno Catalano. “Khadine” avanza con andatura calma e sicura con la sua valigia alla mano. Dall’alto, sembra scrutare un orizzonte lontano e indiscernibile per noi. Il percorso di quest’uomo senegalese, diviso tra due paesi e due continenti, traccia un parallelo con la questione della diaspora africana, il suo passato e la sua eredità in un mondo globalizzato.
Hubert – In piedi, in attesa, “Hubert” è stato immortalato in un momento di assenza in cui il suo spirito aleggia altrove. Vestito solamente di un paio di jeans, a torso e piedi nudi, è un viaggiatore umile, che si accontenta di seguire il corso delle cose. Il blu del pantalone contrasta con la pelle bronzea, brillante e grezza, esposta al sole e agli elementi. Il corpo, nonostante il vuoto lasciato, lascia intravedere un chiasmo degno dell’arte statuaria greco-romana, mentre una mano casualmente infilata in tasca conferisce al personaggio tutto lo sdegno e la spensieratezza della gioventù.
Benoît – All’origine di ognuno dei “Viaggiatori”, Bruno Catalano vede nei suoi soggetti, uomini o donne, un bagliore di ispirazione: uno sguardo, un’espressione, una statura, un dettaglio. Trova in loro la forza, l’originalità e l’umanità di un’opera d’arte. È il caso di “Benoît”, collaboratore e amico di Bruno Catalano alla fonderia d’arte. Il suo aspetto e la sua espressione rinviano a figure mitologiche dell’antichità, come una presenza anacronistica che si ritrova qui, stranamente legata ai ritmi frenetici del presente.
Pierre David Triptyque – Tracce di un viaggio che è allo stesso tempo mobile e immobile. Perché il viaggiatore non è solo chi ha lasciato tutto per un sogno e un altrove. È anche chi, calzato di tutto punto, valigia in mano, nella sua postura diritta e degna, rappresenta ognuno di noi. È con questa idea che Bruno Catalano ha creato “Pierre David Triptyque”, una chiara metafora della nostra condizione umana. Qualunque sia il nostro itinerario, ecco ciò che resterà di noi, effimeri viaggiatori su questa Terra: qualche traccia di materia consunta, derisoria. Un paio di scarpe, una valigia, simboli del lascito di ogni essere umano dopo il suo passaggio. Nella maturità della sua opera, l’artista mostra sempre più il passaggio del tempo; con “Pierre David Triptyque”, propone un emblema grezzo ed eloquente della nostra mortalità, del nostro essere semplici viaggiatori della vita.
Blue de Chine – “Blue de Chine” è un’opera dedicata a tutti quei lavoratori che giungono da terre remote. La patina di colore blu che avvolge la scultura è un’evocazione all’abbigliamento distintivo degli operai e dei marinai. Bruno Catalano era lui stesso uno di loro, partito dal Marocco e arrivato a Marsiglia con nient’altro che una modesta valigia. Questa scultura celebra l’umanità in movimento e il coraggio dei lavoratori migranti che hanno contribuito a plasmare il mondo in cui viviamo.
Non Finito – Scultura dal drappeggio che confonde, che ricopre tutta la figura, invisibile, indecifrabile, ineffabile: “Non Finito” rappresenta l’infinità di direzioni, ritocchi, modifiche, su un oggetto d’arte, consentiti dall’argilla. Concretamente, per mantenerla malleabile e morbida, lo scultore avvolge la scultura ogni sera con un canovaccio bagnato. L’artista scrive una poesia in tre dimensioni per questo canovaccio, che gli consente di continuare il lavoro su una statua incompiuta, allegoria del work in progress. L’aspetto mistico di questa scultura esprime lo straordinario spettro delle possibilità della creazione. Scrutando oltre i riferimenti allo stile classico, possiamo notare una reverenza verso i grandi maestri, con i ricchi drappeggi che hanno tanto affascinato questo artista autodidatta. Infine, la scultura parla del lavoro nella sua dimensione assoluta, quotidiana, dell’artista come anche dell’operaio. Bruno Catalano, prima operaio in catena di montaggio, marinaio e poi elettricista, nutre e onora il lavoro manuale fatto di gesti reiterati, con le sue minime variazioni, sempre alla ricerca della perfezione.