Il Comitato Savonese Acqua Bene Comune parla di acqua pubblica, purtroppo dimostra però di non conoscere l’argomento: ad oggi è stata proposta una mera cessione del ramo di azienda riguardante la bollettazione.
Si ricorda che 1) per la fusione si rende necessario una perizia tecnica demandata dal Tribunale; 2) ad oggi, le operazioni di due diligence sui bilanci sono ferme al 2019, cioè non sono aggiornate; 3) di conseguenza, urge sottoscrivere i Regolamenti Temporanei Consortili quanto prima, la fine di tutelare tutte e tre le realtà esistenti ( e non soltanto una ).
Altresì occorre rammentare che gli alfieri dell’acqua pubblica si trovano da sempre nelle amministrazioni locali del Ponente della nostra Provincia, non esistendo quasi più a levante di Finale Ligure neppure un singolo acquedotto comunale che non sia stato privatizzato, ivi incluso l’acquedotto di Savona. Infatti i numeri della bollettazione di SCA e Servizi Ambientali è di circa 60 mila utenze; mentre Consorzio si attesta su sole 10 mila utenze.
Proprio per evitare un simile esito anche in questa zona, occorre tutelare le specificità che hanno consentito e stanno tuttora consentendo ai Comuni del Ponente di continuare a gestire il servizio idrico integrato tramite le proprie società partecipate, tra cui la nostra SCA.
La concessione in gestione ai privati, e in particolare al Gruppo IREN, di quasi tutti gli acquedotti comunali a levante di Finale Ligure è derivata da una precisa decisione politica dei Sindaci di quei territori.
Quando le concessioni del Gruppo IREN scadranno nel 2029, i cittadini di quei Comuni dovranno corrispondere somme enormi, decine, forse centinaia di milioni di Euro al gestore privato per tornare in possesso dell’acqua che i loro rappresentanti eletti avevano deciso di affidare ai privati.
Il Comune di Alassio, insieme agli altri Comuni soci di SCA, invece, lavora per tutelare gli investimenti effettuati con il denaro versato dai cittadini tramite le bollette e per evitare che questo patrimonio vada disperso.
È per tale ragione che la SCA si è rivolta a uno studio legale romano di primaria importanza che sta valutando se lo strumento del consorzio stabile sia una scelta legittima e quali siano le soluzioni percorribili nel breve periodo.
Le affermazioni secondo cui tale modello gestionale non risulti consentito dalla legge sono del tutto prive di fondamento, anche alla luce delle identiche esperienze esistenti a Cuneo e a Pavia, nonché di numerosi ATO della Emilia Romagna e del Piemonte.