Torna domani sera, alle ore 21, alla Ex Chiesa Anglicana, Alassio a Teatro, la rassegna coordinata da Giorgio Caprile in collaborazione con il Comune di Alassio.
In scena “Faccia un’altra Faccia” di e con Tiziana Foschi per regia di Antonio Pisu.
Sarebbe ingiusto identificare sbrigativamente Tiziana Foschi quale ex membro della Premiata Ditta (da lei fondata nel 1986 assieme a Roberto Ciufoli, Francesca Draghetti e Pino Insegno), sottraendole, così facendo, un talento attoriale di credibile valenza autonoma. L’attrice, con questo spettacolo a sua firma, dimostra chiaramente non soltanto di possedere capacità interpretative affrancate dal blasonato passato, ma anche di saperle amministrare e direzionare adeguatamente, palesando un vero e proprio contesto espressivo di stampo multi-disciplinare.
Accompagnata da Antonio Pisu, solidissima spalla, Tiziana Foschi guarda al suo passato, con la “faccia” tosta di chi da raccontare ha veramente molto
Le “scenette” – è la stessa Tiziana Foschi a definirle così – si susseguono, alcune migliori delle altre, come sempre succede quando si deve imprimere velocità ad un contenitore costruito su di un filo logico molto tenue. Si gioca e molto con le parole (“Brindo alla prossima faccia che si affaccia. Alla faccia tua”), si consegnano battute alla Bergonzoni, che rischiano di far sorridere dopo, ma non per questo sono meno godibili (“Ma come fa uno a specchiarsi sulla riva del lago? Al massimo si punge!”). Un semplice leggio alla bisogna diventa un confessionale o un’automobile, prima di tornare ad essere quello che è. Oggetti, volti, corpi e voce diventano elementi che in un copione non si trovano, ma che comunque danno un grande contributo alla riuscita del racconto teatrale.
“Le mie facce sono proiezioni di realismo – aggiunge la stessa Foschi – sono facce contemporanee, che raccontano l’attualità, ma anche facce di sogno cinico e garbato. Sono i tanti connotati che ho. La faccia e l’unica zona del corpo che mostriamo nuda. A volte è inclusiva e accogliente altre è scostante, inadeguata. Questo spettacolo cerca di scatenare una risata, stimolare un pensiero, suscitare un ricordo, cerca una nuova faccia da mostrare”.
Accompagnata da Antonio Pisu, solidissima spalla, Tiziana Foschi guarda al suo passato, con la “faccia” tosta di chi da raccontare ha veramente molto
Le “scenette” – è la stessa Tiziana Foschi a definirle così – si susseguono, alcune migliori delle altre, come sempre succede quando si deve imprimere velocità ad un contenitore costruito su di un filo logico molto tenue. Si gioca e molto con le parole (“Brindo alla prossima faccia che si affaccia. Alla faccia tua”), si consegnano battute alla Bergonzoni, che rischiano di far sorridere dopo, ma non per questo sono meno godibili (“Ma come fa uno a specchiarsi sulla riva del lago? Al massimo si punge!”). Un semplice leggio alla bisogna diventa un confessionale o un’automobile, prima di tornare ad essere quello che è. Oggetti, volti, corpi e voce diventano elementi che in un copione non si trovano, ma che comunque danno un grande contributo alla riuscita del racconto teatrale.
“Le mie facce sono proiezioni di realismo – aggiunge la stessa Foschi – sono facce contemporanee, che raccontano l’attualità, ma anche facce di sogno cinico e garbato. Sono i tanti connotati che ho. La faccia e l’unica zona del corpo che mostriamo nuda. A volte è inclusiva e accogliente altre è scostante, inadeguata. Questo spettacolo cerca di scatenare una risata, stimolare un pensiero, suscitare un ricordo, cerca una nuova faccia da mostrare”.
La troverà? Ma la starà veramente cercando o è tutta una amabile presa in giro? Inutile chiederlo, siamo sicuri che non ci direbbe la verità e il suo viso, pardon la sua faccia, sarebbe perfettamente in grado di ingannarci.