Una mamma con un figlio disabile, telefona la prima settimana di agosto per richiedere un ombrellone in posizione avanzata per l’ultima di agosto; la titolare dello stabilimento balneare risponde che le prime file sono occupate, ma che ci può essere posto in una zona più vicina ai servizi per disabili e alla cabina. “Il problema è l’accesso al mare” prosegue la mamma. “Sarebbe meglio venisse a settembre, riusciremmo a seguirla meglio, noi non abbiamo la sedia Jobs, per quella deve organizzarsi da sola”.
Ecco il fulcro dell’incomprensione all’origine di una querelle che da giorni occupa giornali e social.
“Complice la stanchezza agostana da un lato, e la legittima preoccupazione di una mamma, dall’altro, l’episodio è uscito dal controllo e sta raggiungendo l’eco di un caso di stato, in una città che dell’inclusione ha fatto la propria missione operativa”.
Torna sull’argomento Marco Melgrati, con gli Assessori ai Lavori Pubblici Rocco Invernizzi e alle Politiche Sociali Franca Giannotta.
“Dallo scambio dei messaggi con la titolare dello stabilimento balneare – aggiunge lo stesso Melgrati – la vicenda è chiara. Ci spiace per l’accaduto, ma rifiutiamo la lettera scarlatta di una città non accogliente. Questo proprio no!”
“Tra l’altro la signora – aggiunge Melgrati – era già stata ospite di quello stabilimento balneare e addirittura lo staff si era preoccupato non solo di reperire una Jobs – cosa che peraltro stavano facendo anche in questa occasione – ma anche di coinvolgere il figlio nella Festa dei Colori: insomma nonostante lo scarso preavviso e il periodo sicuramente molto frenetico, è sempre stato fatto il possibile per andare incontro alle esigenze della signora e del figlio”.
“Quello che leggo oggi – aggiunge Marco – mi lascia basito. La conversazione con la signora è stata fatta ieri al telefono dal mio ufficio in viva voce davanti a testimoni, quindi non comprendo cosa sia successo. Per noi rimane un’incomprensione di cui sicuramente siamo spiacenti; un’incomprensione che non può e non deve cancellare il buon nome dei bagni marini alassini e di questa amministrazione che è forse quella che più si è data da fare per l’abbattimento delle barriere architettoniche provvedendo ad adeguare alla normativa i marciapiedi cittadini, opera che possiamo dire ormai quasi completata”
“Ma non ci si è fermati qui – aggiunge Giannotta – In questo momento, mi sento di intervenire personalmente perchè è mio dovere chiarire la posizione dell’intera Città riguardo alla disabilità e perchè credo che la vicenda rischi di compromettere l’immagine stessa di Alassio riguardo a questa problematica credo che la vicenda stia compromettendo infondatamente l’immagine stessa di Alassio riguardo a questa problematica. Nel dicembre scorso gli assessorati all’Urbanistica e quello alle Politiche Sociali avevano chiesto agli Uffici Comunali di predisporre un piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche sotto ogni punto di vista, al fine di dare attuazione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che ha riconosciuto il diritto delle stesse alla mobilità e alla piena fruizione degli spazi collettivi e poter, in tal modo esercitare i propri diritti di partecipazione alla vita. Nello scorso mese di giugno è stata depositata dagli architetti incaricati, la prima fase che ha suddiviso l’intero territorio comunale in macrozone: aree della città che per destinazione, vocazione storica, collegamento o posizione geografica, presentano aspetti comuni. Zona 1: lungomare, Zona 2: centrale storica, Zona 3: centrale Aurelia, Zona 4: Barusso confine est; Zona 5: Borgo Coscia zona ovest Zona 6: asse via Gastaldi; Zona 7: asse Fenarina, Zona 8: le frazioni Moglio, Solva, Caso. Nell’ambito delle macrozone sono state individuate categorie funzionali la cui accessibilità viene analizzata nel dettaglio studiando edifici pubblici ed edifici di proprietà comunale, spazi collettivi, percorsi, intersezioni, parchi gioco, spiagge libere attrezzate, fermate degli autobus”.