Gli eventi dell’estate, fattisi sempre più coinvolgenti nelle ultime settimane hanno vissuto sabato sera il loro apice con la proclamazione del vincitore della 27 edizione del Premio Letterario “Alassio Centolibri – Un Autore per l’Europa”.​

Una formula tutta nuova quella di questa edizione e che ha tenuto inchiodati alla poltrona il pubblico e soprattutto i cinque finalisti fino all’ultimo istante, quello appunto della finale, sabato sera in Piazza Partigiani ad Alassio.

E’ quasi la mezzanotte e dopo una serata scivolata con simpatica eleganza tra musica, risate e interviste ai protagonisti, scrittori, giudici e istituzioni, è proprio Neri Marcorè, nuovo direttore artistico del Festival della Cultura e del premio letterario, nonché poliedrico conduttore della serata e di numerosi altri partecipati appuntamenti del Festival, ad annunciare che Paolo Di Stefano con il libro “Noi” edito da Bompiani è l’atteso vincitore del Premio.

Insieme agli altri finalisti, Paolo Milone con “L’arte di legare le persone”, Silvia Avallone con “Un’amicizia”, Lisa Ginzburg con “Cara Pace” e Ilaria Tuti con “Fiore di roccia”, ha atteso fino all’ultimo la consacrazione.

“Vincere questo premio – il primo commento di Paolo Di Stefano – rende ancora più prezioso il ricordo che ha intessuto la scrittura di questo romanzo, che fa parte della mia infanzia, della mia famiglia e contiene le mie radici. E’ una sorta di omaggio all’Italia e alla mia terra, la Sicilia”.

“L’edizione di quest’anno – il commento di Gian Luigi Beccaria, Presidente della Giuria del Premio – è stata un’edizione molto faticosa per ovvie ragioni di programmazione in tempi di pandemia ma si è conclusa ancora una volta in bellezza sul palco di Piazza Partigiani con tutti i protagonisti di questo Premio in presenza. Un grande vincitore anche quest’anno: Paolo Di Stefano con il libro “Noi” e sono lieto di averlo potuto annunciare sul palco insieme agli altri finalisti del Premio presenti e a Neri Marcorè che ha esordito come direttore artistico del Festival della Cultura e della 27ª edizione di Un autore per l’Europa”.
“È stato premiato il romanzo di Di Stefano – prosegue Beccaria – in quanto rappresenta magistralmente non solo una saga familiare con al centro la figura forte e autoritaria del nonno padre padrone, ma è anche un possente ritratto dell’Italia e della Sicilia dallo sbarco degli Americani al dopoguerra degli sfollati a Milano. Narrato con uno stile particolare che contraddistingue Di Stefano sia come scrittore che come giornalista.”
Gioia da una parte, un pizzico di umana delusione tra gli altri che però hanno preso parte ad un confronto letterario davvero di altissimo livello. Ognuno di loro tornerà ad Alassio, entro la primavera prossima per presentare il nuovo romanzo o per un approfondimento su quello finalista.
“E’ la nuova formula del premio – spiega Paola Cassarino, Consigliera incaricata alla Cultura del Comune di Alassio, che ha curato la regia del restyling del Premio letterario – che non si esaurisce nei mesi estivi e con questa serata, ma prosegue tutto l’anno, coinvolgendo i finalisti fino a che non sarà tempo per la Giuria tecnica di avviare le selezioni per la prossima edizione”.
Bravissima anche Laura Formenti che, come aveva annunciato, ha vestito il ruolo di ironica provocatrice, mai sopra le righe, anzi perfettamente a suo agio sul palco “gremito” da scrittori e professori di letteratura italiana all’estero, la giuria di italianisti. “Sono molto felice di aver fatto parte di un festival che si occupa cultura attraverso il cinema, la gastronomia, lo sport, la letteratura dimostrando quanto anche la comicità sia cultura” il suo commento al termine della serata.
“E’ proprio questo che rende il premio “Un Autore per l’Europa” un premio speciale – prosegue Paola Cassarino -Perché ha un respiro ampio, internazionale. Perché allarga gli orizzonti. I libri finalisti e naturalmente quelli che in 27 anni si sono aggiudicati il premio, non sono mai romanzi scontati, né per trama, né per contenuto, né per modalità di narrazione. Hanno tutti un’anima forte che parla dalle pagine del libro. E “Noi” non fa eccezione”.

Entusiasta anche Neri Marcorè che ha subito dichiarato “Siamo arrivati in fondo a questa per me prima edizione del Festival della Cultura di Alassio, felice di averlo potuto vivere con la partecipazione del pubblico e onorati dalla presenza dei cinque autori finalisti. A nome degli organizzatori, della giuria e di tutti i collaboratori, un grazie a chi ci ha seguito della stampa e del pubblico presente e online. Le Sfide letterarie e le  kermesse culturali come il Festival della Cultura di Alassio sono una boccata di ossigeno dopo tanti mesi di isolamento. La cultura può e deve essere balsamo per  la mente e per il corpo“.

La serata lo ha visto condurre, interrogare, ma anche cantare accompagnato dalla chitarra di Fabio Paxia, fedelissimo delle ultime edizioni delle serate finale del premio
“​Una bellissima cavalcata finale – commenta Marco Melgrati, sindaco di Alassio – con serate di altissimo livello culturale e sociale e uno straordinario conduttore e direttore artistico, come Neri Marcorè, persona che sono davvero felice di aver conosciuto. Un piacere averlo qui durante questa incredibile estate. Ho avuto modo di apprezzarlo sempre, ma in particolar modo nella serata di venerdì quando ha condotto la sfida letteraria che ha coinvolto i giovani studenti della città. Sono davvero orgoglioso del grande lavoro svolto da tutti per la riuscita di questo evento. Il connubio tra il Festival della Cultura, con le sue “contaminazioni” culturali e il Premio Un Autore per l’Europa, si è rivelat,o quest’anno ancora di più, strategia vincente che ha riportato la città sulle pagine della cultura nazionale e avviato un fitto dialogo sui social media. La sinergia tra il portale VisitAlassio, la Social Room, i social dedicati del Festival hanno davvero abbattuto tutte le barriere derivanti dalle normative anticontagio. E’ questa la Alassio che tutti vogliamo”.

Noi

Paolo Di Stefano
608 pagine – ed. Bompiani
Lo scherzo tormentoso inflitto a un fratellino minore, un frutto mangiato insieme al nonno sotto un albero di mandorle, l’intercalare di un padre – “picciotti mei!”; ma soprattutto un giorno dell’aprile 1967 in cui piove, Patty Pravo compie diciannove anni, a San Siro Burgnich segna il secondo gol contro il Bologna e un bimbo di cinque anni muore per una malattia che di lì a pochi mesi diventerà curabile. Ci sono nella vita infiniti momenti che scorrono senza che ne conserviamo memoria, e altri invece destinati a imprimersi nella mente in modo così vivido da renderli misteriosamente compresenti a ogni istante che verrà. Paolo Di Stefano – il fratello maggiore, colui che gioca in un’altra stanza mentre la morte arriva, il figlio condannato a vivere e ricordare – trova in queste pagine le parole per ciascun ricordo e insieme colma lacune, cerca ragioni, inscrive la storia di una famiglia nella Storia che ci coinvolge tutti. La Sicilia del Ventennio e poi dello sbarco alleato, un amore a Palermo, la Milano frenetica del boom, un uomo innamorato della letteratura che dalla luce accecante del sud giunge in Svizzera per cercare riscatto da un padre violento; donne dall’aspetto fragile ma dalla tempra di leonesse; il dialogo mai interrotto e mai compiuto con il fratello, la cui voce – rossa come le macchie sottocutanee della leucemia – è sottile e perentorio contrappasso a ogni momento di tregua; il futuro intravisto nelle curiosità di una figlia. Con emozione e misurata eleganza il narratore racchiude in questo romanzo il senso di un’esistenza intera, raccoglie le tracce di un universo di vite non illustri eppure notevoli per comporre il romanzo di una famiglia, di un “noi”: forse la sola dimensione che possa salvarci, perché in fondo, senza saperlo, insieme siamo stati felici.
Paolo Di Stefano
Paolo Di Stefano è nato ad Avola, in Sicilia. È inviato del Corriere della Sera. Ha pubblicato poesie, racconti, inchieste e romanzi, tra cui Baci da non ripetere (Feltrinelli 1994), Tutti contenti (Feltrinelli 2003), Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008), La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956 (Sellerio 2011), Giallo d’Avola (Sellerio 2013), I pesci devono nuotare (Rizzoli 2015) e Respirano i muri (con Massimo Siragusa, Contrasto 2018). Con il nom de plume di Nino Motta ha pubblicato La parrucchiera di Pizzuta (Bompiani 2017). Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Grinzane Cavour, il SuperFlaiano, il SuperVittorini, il Campiello, il Volponi, Lo Straniero, il Viareggio-Rèpaci, il Bagutta.