I ricordi olfattivi sono al centro del progetto “Alzheimer alla ricerca dei profumi perduti” rivolto agli ospiti del centro diurno Alzheimer della Residenza protetta “Dott. Giacomo Natale” ad Alassio, gestita dal gruppo “Sereni Orizzonti”. Questo innovativo protocollo didattico-terapeutico, elaborato e diretto dal neuropsichiatra Giovanni Regesta, è incentrato sulle esperienze affettivo-relazionali legate al cibo e punta a far emergere le emozioni olfattive nelle persone affette da demenza senile. Proprio per questo alcuni ospiti della struttura gestita da “Sereni Orizzonti” sono stati invitati a cucinare il proprio “piatto del cuore” nel laboratorio multimediale di cucina del vicino Istituto Alberghiero “Francesco Maria Giancardi”. Assistiti con entusiasmo dai giovani chef, questi malati di Alzheimer hanno così potuto “ritrovare” emozioni olfattive dimenticate e con esse il benessere psicofisico legato a quell’esperienza.
“Ancora una volta – spiegano l’Assessore alle Politiche Sociali Giacomo Battaglia e l’Assessore alle Politiche Scolastiche Fabio Macheda – l’Istituto Alberghiero si segnala per un’iniziativa di grande valore sociale. La cucina, i suoi sapori e i suoi profumi assumono in questa occasione valenza di stimolo dei meccanismi della memoria, prezioso supporto non solo nei casi di Alzheimer, ma nelle più comuni demenze senili, patologie purtroppo assai diffuse e fortemente impattanti nei nuclei famigliari. Un plauso anche ai responsabili della Residenza protetta “Dott. Giacomo Natale” per la capacità di fare squadra con le risorse del territorio proponendo, con cadenza regolare, iniziative di grande valore sociale”.
Coordinato da Luca Ghiglione della “Sereni Orizzonti” e da Monica Barbera e Franco Laureri del “Centro Studi F.M. Giancardi”, il progetto verrà presto raccontato in un video nel quale esperti commenteranno i diversi passaggi di quelle che sono vere e proprie sedute terapeutiche.
«È accertato che le memorie evocate da stimoli olfattivi sono più vivide e assumono caratteristiche emozionali superiori a quelle evocate da stimolazioni visive o verbali – spiega il professor Regesta – La base neurobiologica di questo fenomeno risiede nel fatto che il sistema olfattivo, a differenza degli altri sistemi sensoriali, è collegato direttamente con il nucleo dell’amigdala, situato nel lobo temporale e strettamente connesso con la formazione dell’ippocampo, che è di importanza cruciale per l’esperienza emozionale e per la memoria emozionale».
Ognuno di noi conserva quindi il ricordo emotivo di un determinato cibo, collegato a vissuti lontani piacevoli e gratificanti, che vorremmo nuovamente assaporare. Accade soprattutto che l’odore e il gusto di un cibo che torniamo a mangiare dopo molto tempo facciano scattare un meccanismo immediato e involontario che ci riporta alla coscienza memorie autobiografiche remote.
«La scoperta di questo affascinante meccanismo e la sua celebre descrizione – ricorda il professor Regesta – la dobbiamo al genio di Marcel Proust, neuroscienziato a sua insaputa, che riassaporando a distanza di molti anni il profumo e il gusto di una petite madeleine dopo averla immersa nel tè rievoca con immensa gioia un’esperienza della sua infanzia, dando così inizio alla sua ricerca del tempo perduto».